Siamo un tutt’uno con la natura

Scritto il 5 Novembre 2025

Da qualche giorno spopola sui social la storia di una coppia di genitori che ha deciso di vivere nel bosco con i loro tre figli, conducendo una vita molto spartana. Senza acqua corrente, senza i comfort delle case moderne, ma soprattutto senza “scuola tradizionale” per i figli e un modello educativo basato sull’esperienza. Immersione totale nella natura. Insomma una manifestazione del film Captain Fantastic (tra l’altro lui ha una vaga somiglianza con Viggo Mortensen). 

                           

Dinanzi alla loro felicità, il sistema conservatore e parassitario è andato in tilt. Sono stati allertati gli assistenti sociali, il tribunale di L’Aquila dovrà emettere una sentenza per valutare se in questi anni i genitori sono stati capaci di dare la giusta istruzione ai figli, e nel frattempo ha sospeso la patria potestà.

Signori, è aperta la caccia alle streghe. Perché dai! Non è possibile che si sia felici senza consumare, senza appartenere ad un sistema che ha bisogno di “spremerti” come un limone per dar da vivere a tutti i parassiti che oramai si sono abituati ai loro comfort. Questa famiglia può rappresentare un precedente pericoloso, perché cosa accadrebbe se sempre più persone “bastassero a se stesse”? Cosa accadrebbe se si rendessero conto, all’improvviso, che basta vivere in natura per sentirsi felici? Niente più consumi, mercato, teorie, parole di soldi, niente più superfluo! Quel superfluo che oggi muove miliardi e miliardi di euro. L’ultimo Iphone invece che un nokia vecchio modello solo per le telefonate. Le Air Jordan anziché un paio di scarpe a buon mercato. La domotica!! La domotica!! Signori miei … dove andrebbe a finire il riscaldamento a pavimento, le serrande elettriche, la TV 50 pollici, Alexa, Dazn, Netlfix, il profumo Dior ecc.

Le persone come Catherine e Nathan fanno paura, perché la vera libertà non si può controllare. Persone così sfuggono al controllo, si defilano dai numeri, sono pecore trasformatesi in lupi..  e il sistema non può permetterlo, sarebbe un’ammissione di fallimento.

Da tempo penso a un “downshifting” della mia vita, che sta per “eliminare il superfluo” , tornare ad una vita più semplice, povera di desideri (solo quelli che arrivano dal cuore), per godere delle cose semplici, quelle che non si comprano, ma che abbiamo a disposizione ogni giorno. Così ho messo in atto tanti piccoli cambiamenti nell’ultimo anno che mi stanno avvicinando all’obiettivo.

La mia strategia è stata questa: eliminare le piccole dipendenze, in modo da rinforzare la disciplina e passare ad eliminare anche le cose più grandi, ma che nel corso del tempo sono diventate un peso. Meno, meno, meno …per avere di più. Quando cominci a eliminare “cose”, “esperienze”  “desideri” “obiettivi” “appetiti”, il primo beneficio che ti ritrovi è “più tempo”. Più tempo per fare davvero quello che vuoi. Ma soprattutto non sei manipolabile e riconosci la reclame, la propaganda a chilometri di distanza.

Ho eliminato lo zucchero (ero un malato di dolci), ho eliminato il caffè (anche se ne prendevo 1 al giorno, non mi faceva affatto bene), ho eliminato molti clienti i cui progetti aziendali non risuonavano con i miei valori, ho detto un amorevole “no” a molti inviti, e ne rifiuterò sempre di più. Tutto questo per due ragioni: la prima è che molti aspetti materiali peggiorano la qualità della vita, la seconda è che se non impariamo a dire “no” più spesso, a peggiorare è la qualità del nostro tempo, delle nostre relazioni e di quello che possiamo offrire agli altri. Dobbiamo uscire dalla ruota del criceto, ma questo non vuol dire necessariamente andare a vivere in un bosco (anche se mi piacerebbe davvero tanto).

Puoi dedicare sempre più tempo a contatto con la natura, abbandonare uno stile di vita fondato sul consumo, conoscere sempre meglio cosa ti rende felice davvero. Sono sicuro che ciò che ti rende felice non ha a che fare con il mondo materiale. Tutto il rumore a cui siamo stati abituati, alimentato da social e media, amplificato da un’educazione manipolata dalla società fondata sul denaro, non ha fatto altro che anestetizzarci, spingendoci a vagare alla ricerca di un significato che è difficile trovare tra le righe di un libro (se davvero qualcuno ancora legge libri!).

E allora se la cultura, le teorie e la storia hanno fallito, bisogna passare all’esperienza. Come fece il Buddha. Venendo fuori da una vita agiatissima, arrovellandosi tra testi sacri e dotti maestri, trovò la verità solo quando si fermò sotto un albero e cominciò a meditare. Ci rimase per 49 giorni, e poi l’illuminazione: la verità è in ognuno di noi e la si può trovare guardando dentro, osservando le proprie sensazioni  e lasciandole andare.

Nel film “Fino alle montagne” Mathyas, un giovane pubblicitario di Montréal, decide di abbandonare la sua vita frenetica in città per inseguire il sogno di ritrovare un contatto autentico con la natura e diventare pastore nel sud della Francia.  A suo modo Mathyas trova la sua illuminazione, ma anche questa volta c’è di mezzo l’esperienza e la natura. Per il Buddha fu un albero, per Mathyas la montagna.

Fino alle montagne” è un film del 2024 diretto da Sophie Deraspe.

Con le parole di Mathyas:

Ricordo di aver vagato in cerca del senso dell’essere, perdendomi in testi letterari nell’illusione di trovarlo nelle parole. Errore. L’essere è in cima alla montagna.

Migliaia di greggi e pastori queste cime hanno scalato. E come tutti quelli che ci hanno preceduto, trascorreremo l’estate, le nostre pecore a far pascolare, finché il fioccar della neve ci inviterà a rincasare.

Ogni giorno lo impariamo un po’ meglio. Nella vita di un pastore non esiste alcuna separazione tra il lavoro e il piacere. Stiamo con le nostre pecore dall’alba al tramonto e spesso anche di notte per vegliare su di loro. E di nuovo al sorgere del sole, con la gioia di guidarle lungo i sentieri migliori. 

Quando fai l’esperienza dell’armonia vera, poi è difficile tornare, come accade ad  Élise:

Non ho voglia di tornare
[Qualcuno ti obbliga a farlo?]  L’affitto, l’assicurazione, le bollette. E poi è vero che qui il telefono non prende, ma lo pago comunque ogni mese […] Non posso neanche tornare al vecchio lavoro. Cioè, ho mollato il capo ridendogli in faccia, mi spiego. Già me l’immagino l’altra fila dei colloqui. La ricerca sui siti.Quello che prima aveva un senso, adesso mi dà la nausea.

La risposta di Mathyas rivela il suo essere illuminato:
Le certezze sono un privilegio[ …] La verità è che io sono partito dal Quebec armato solo della vaga aspirazione di scrivere un libro, nient’altro. Francamente non so neanche se ho l’ambizione di pubblicarlo. Quello che so è che… sono qua con te. E con delle pecore.

La presenza in quel momento, in quel luogo, con quella persona e quelle pecore, è la realtà del giovane. Null’altro. Non si perde nel passato o nel futuro come noi facciamo nella maggior parte del tempo. Tutti gli stimoli sensoriali che affollano le nostre menti , lontano dalla verità e dalla voce autentica della natura, non fanno altro che portarci avanti e indietro nel tempo, dove vuoti e mancanza pesano e spingono ad essere qualsiasi cosa tranne quello che siamo davvero.

Ma la nostra anima sa, e con il passare degli anni viene fuori sempre più forte. Per alcuni non è ancora il momento. Quella voce è ancora lontana, i brividi sono flebili, ma per altri il momento è giunto. Per Catherine e Nathan in quel bosco di Chieti non esiste altra realtà, e mi auguro che possano coltivare il loro sogno di libertà il più a lungo possibile. Molti altri si aggiungeranno a quel sogno, perché il mondo per come lo conosciamo sta diventando insostenibile.

Fino ad allora, amico, amica mia, passa più tempo possibile con la verità, che per me è rappresentata da sempre dalla natura. Ti lascio con le parole di  Mathyas:

Quando lasciai la montagna per la prima volta, una parte del mio cervello, quella della memoria antica che guida gli istinti, mi disse che avevo creato una frattura. Fino a quel momento non avevo ancora capito che i nostri corpi appartenevano alla montagna. I corpi nella loro interezza, anima e organi. Com’è per gli animali. Lasciare stalla e gregge apre una breccia nella simbiosi che si crea fin dalla transumanza.

Ci rivediamo in giro

Virginio

p.s: ricordati di dare un’occhiata al seminario che terrò con Giorgia Sitta il 23 novembre a Rimini: Ritornare a Sé – Dal sogno infranto alla realizzazione autentica – viaggio cinematografico verso la libertà interiore. In un certo senso è il compimento pratico di questo articolo. Trovi tutte le info qui >>> RIMINI 23 NOVEMBRE 

p.p.s.:  se invece sei a Firenze il 13 e 14 novembre potrebbe essere un buon momento per conoscerci. Terrò due interventi nel contesto del Festival della Gentilezza per presentare il manuale dedicato alla Scuola>>  La Scuola Sullo Schermo . Trovi tutte le info dell’evento di firenze qui >>> FIRENZE 13 e 14 NOVEMBRE

 

Fino alle montagne” è un film del 2024 diretto da Sophie Deraspe.






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